quanto “caro” resta, quando smettiamo di tenere l’altro a distanza di pronome?
Cosa c’è di più ossimorico di una frase come “caro lei”? Una confidenza che nasconde distanza, un affetto che prepara allo scontro. È da qui che prende vita il monologo scritto da Antonio Mocciola per Marina Billwiller: un flusso di coscienza teatrale, pungente e spiazzante, dove una donna – anzi, tante identità in un solo corpo – si rivolge a un ipotetico vicino di casa, sfogando paure, rabbie, contraddizioni.
Attraverso una galleria di personaggi – madre, moglie, lavoratrice, uomo fallito, donna trans, essere non binario – lo spettacolo mette a nudo i nostri giudizi automatici, i ruoli imposti, la paura dell'altro. E ci chiede, con urgenza: siamo davvero capaci di vedere il prossimo oltre il pregiudizio?
Largo Italo Stegher, 2
00053 Civitavecchia (RM)